Ballata

La ballata è una figura metrica di genere antico, le cui origini sono legate al canto e alla danza. Essa si caratterizza per alcuni elementi tipici:

la ripresa (o ritornello): è una specie di introduzione in cui si esprime il contenuto sviluppato in seguito dalle stanze. Veniva cantata da un solista e poi ripresa da un coro.

la strofa (o stanza): consta di un numero variabile di versi; potevano essere una sola o più d'una. La strofa è divisa in una prima parte, a sua volta suddivisa in "mutazioni", e una seconda parte, detta "volta". L'ultimo verso di ogni volta riprende la rima dell'ultimo verso del ritornello.

il congedo: strofetta facoltativa posta alla fine della ballata, con funzione di congedo del poeta ai lettori/ascoltatori.

 

Esempi di ballata

 Io son si vaga (Boccaccio)

Io son sì vaga della mia bellezza,

che d’altro amor già mai

non curerò né credo aver vaghezza.

 

Io veggio in quella, ognora ch’io mi specchio,

quel ben che fa contento lo ’ntelletto:

né accidente nuovo o pensier vecchio

mi può privar di sì caro diletto.

Quale altro dunque piacevole obgetto

Potrei veder già mai

Che mi mettesse in cuor nuova vaghezza?

 

Non fugge questo ben qualor disio

di rimirarlo in mia consolazione:

anzi si fa incontro al piacer mio

tanto soave a sentir , che sermone

dir nol poria né prendere intenzione

d’alcun mortal già mai,

che non ardesse di cotal vaghezza.

 

E io, che ciascuna ora più m’accendo

quanto più fisi tengo gli occhi in esso,

tutta mi dono a lui, tutta mi rendo,

gustando già di ciò ch’el m’ha promesso:

e maggior gioia spero più dappresso

sì fatta, che già mai

simil non si sentì qui di vaghezza.

 

 

Ballata I’ vo bene (Gherardello)

 

I' vo bene a chi vol bene a me, 

e non amo chi ama proprio se. 

Non son colui che per pigliar la luna 

consuma 'l tempo suo e nulla n'ha, 

ma se m'avien, com'or, m'incontr'ad una  

che mi si tolga, i' dico:"E tu ti sta!". 

Se mi fa: "Lima, lima"e io a lei: "Dà, dà!" 

e così vivoin questa pura fe'. 

Com' altri in me, così mi sto in altrui 

di quel ch'io posso a chi mi dona do. 

Niuno può dir di me: "Vedi colui 

che con duo lingue dice sì e no". 

Ma fermo a chi sta fermo sempre sto; 

s'io l'ho al bisogno mio, me ha a sè. 

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