Le risorse di Piccolo Uomo
Piccolo Uomo e Grande Vecchio avevano passato tutto il pomeriggio a far legna nel bosco, su tra le alte montagne. Ormai le ombre della sera si allungavano:
l’aria si era infreddolita e il sentiero aspettava per il rientro. Bisognava caricare i tronchi sul carro.
Piccolo Uomo era contento: aveva maneggiato la sega e la scure come Grande Vecchio, senza risparmiarsi. Ma la fatica, ora, ce l’aveva tutta stampata in faccia.
Grande Vecchio lo osservava, silenzioso: i suoi occhi sorridevano e facevano trasparire un affetto dolce e morbido come il leggero sole di primavera.
Ormai mancava solo l’ultimo tronco da caricare, il più pesante. Grande Vecchio stava per dirigersi a sollevarlo, ma Piccolo Uomo lo anticipò.
«Grazie, Grande Vecchio, non ti preoccupare, ci penso io», lo fermò deciso.
Grande Vecchio, discretamente, si ritrasse in disparte.
Piccolo Uomo si chinò e raccolse tutte le sue forze, poi abbracciò il tronco e cercò di alzarlo.
Niente.
Riprovò, dopo aver tirato un profondo respiro ed aver allargato le braccia, come per far entrare in petto tutta l’aria della montagna.
Il tronco non voleva staccarsi da terra. Piccolo Uomo era diventato rosso in viso come un peperone.
«Ce la farò, Grande Vecchio, vedrai». Ma sollevando lo sguardo verso Grande Vecchio capì che egli non ne era certissimo.
«Non credi che ce la farò?», chiese Piccolo Uomo.
«Dipende», rispose Grande Vecchio. «Se tu userai tutte le tue risorse a disposizione, certamente sì».
Rincuorato, Piccolo Uomo fece l’ultimo tentativo.
Il tronco si mosse, si alzò di qualche centimetro appena, poi ricadde: le braccia di Piccolo Uomo cedettero.
«Ce l’ho messa tutta, ma non ce l’ho fatta», concluse abbattuto.
«Davvero hai usato tutte le tue risorse?», domandò dolcemente Grande Vecchio.
«Tutte, Grande Vecchio. Non so cos’altro avrei potuto fare».
«Non mi hai chiesto aiuto», concluse benevolmente Grande Vecchio.
Fiaba di: Massimo Ferrario